Uomo politico italiano. Laureatosi in Giurisprudenza a Siena nel 1840,
seguì successivamente i corsi della scuola di Ingegneria a Parigi.
Gonfaloniere di Firenze nel 1848, firmò la protesta contro il decreto di
abolizione della Costituzione del 1850. Destituito, si ritirò a vita
privata, dedicandosi agli studi politici e facendosi promotore di iniziative
culturali. Nel 1859, dopo la cacciata del granduca, divenne capo del Governo
provvisorio della Toscana e, insieme a Ricasoli, si adoperò per
l'annessione al Regno d'Italia. Eletto deputato nel 1860 e rieletto
ininterrottamente fino al 1890, anno in cui fu nominato senatore, fu ministro
dei Lavori Pubblici (1861-62) con Cavour e Ricasoli e, successivamente, ministro
dell'Interno con Minghetti (1862-64). Capeggiò i deputati toscani che
sostenevano apertamente l'opportunità di trasferire la capitale da Torino
in una città geograficamente meno periferica e con caratteristiche
più spiccatamente italiane. Il rafforzamento di questa linea, alla quale
aderì lo stesso Minghetti, portò nel settembre 1864 a una
convenzione con la Francia (Convenzione di Settembre), in virtù della
quale Napoleone III si impegnava a ritirare le sue truppe da Roma entro due
anni, qualora l'Italia avesse trasferito la capitale a Firenze. Fu sindaco di
Firenze dal 1870 al 1878; successivamente fu nominato presidente del Consiglio
provinciale e, nel 1890, senatore (Firenze 1822 - Antella, Firenze 1891).